Tra il 1920 e 1921 il nostro paese stava risorgendo dalle macerie e le nuove strade si delineavano larghe e diritte. A tanti sembravano fin troppo larghe e troppo diritte. Molte famiglie vivevano ancora nelle baracche; le sere erano lunghe e non sempre, nella baracca del Cinema Italia c’era un film. Nelle baracche – osteria, e ce n’erano tante, si parlava di socialismo, di fascismo, di lotte operaie, di rivoluzione proletaria ma anche del Piano Regolatore, di elezioni, dei boschi distrutti, della cupola della chiesa.
Si discuteva, si beveva, si litigava, si concludevano affari. Ma si parlava anche di sport: del Giro d’Italia, del campionato di calcio che era ripreso dopo la pausa della guerra.
Nell’inverno 1921 – 1922 alcuni amici, che amavano ritrovarsi nell’ormai risorto caffè del Nane-Rocco, ricordavano sì le vicende della Grande Guerra appena trascorsa ma anche le gare di salto con gli sci che tra il 1908 e il 1914 si facevano sui prati degli Zurli, al Belocio; e le gare con le lame e le scivolate dalle Laiten con i primi sci, e le partite a scrognola (sport un poco simile al disco sul ghiaccio) dove l’Augusto Nittar aveva, per un colpo, perduto un occhio. Parlavano, gli amici, e ricordavano la loro giovinezza sportiva e paesana e i compagni di gare che la Grande Guerra aveva portato via. (I loro nomi sono lì: sulle lapidi della Loggia dei Caduti).
Ricordavano la felice giovinezza finché qualcuno disse: – Perché non facciamo una società sportiva? Ormai il nostro paese è ricostruito e sarebbe giusto invogliare i giovani… Sci, ciclismo, calcio, pattinaggio….
Erano Edoardo Carli nipote dei Calzin e suo cognato Benedetto Vescovi Puledro, Titta Rigoni Stern e Alfonso Brugnaro, Riccardo Carli Ramandelo e Toni Stella Masein, Domenico Costa Sec e Olindo Pellegrini, Domenico Chiesa e qualche altro.
– Si potrebbe fare, – disse un altro.
– Dai, facciamo una associazione sportiva ora che anche il paese è quasi ricostruito.
Quella sera, bevendo una bottiglia di recioto, discussero come si dovesse nominare. Società Sportiva Asiaghese? S.S.A. suona male. Asiago Sport Invernali? A.S.I. pure suonava male, e poi non c’erano solo gli sport invernali. Unione, disse uno. Chiamiamola Unione Sportiva Asiaghese. No, non Asiaghese. Unione Sportiva Asiago: U.S.A. Sì, chiamiamola U.S.A..
Ma una Unione ha bisogno delle regole che i soci devono osservare. Si ritrovarono ancora per molte sere, in quell’inverno del 1922, e, articolo dopo articolo incominciarono a scrivere “Lo Statuto” dell’Unione: emblema, scopi, doveri, cariche, durata, programmi; e la sera del 25 febbraio i Soci fondatori si riunirono in assemblea per l’approvazione dello Statuto.
Naturalmente la cosa si riseppe subito in giro per case e baracche, qualche giovane incominciò ad avvicinarsi ai Soci fondatori per avere chiarimenti. Intanto, a ricordo dell’evento venne disegnata una apposita pergamena; le donne e le ragazze di Asiago ricamarono la bandiera e una bella domenica di maggio, era il giorno 20, con la benedizione di Don Guido, che poi diventò anche Vescovo, e con madrina la dignitosa e austera maestra Augusta Vescovi, l’Unione Sportiva Asiago entrò a far parte della nostra storia paesana ma anche della storia sportiva d’Italia.